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Doccia nasale: addio raffreddore, muco e catarro!

L’autunno è alle porte e siete già preoccupati per raffreddore, tosse e mal di gola? Tranquilli, potete sconfiggerli grazie alla doccia nasale!

Il nostro naso può essere paragonato a un filtro che trattiene le impurità dell’aria che respiriamo. La doccia nasale è lo strumento che pulisce il nostro “filtro” rendendolo più efficiente e performante, un pò come avviene quando facciamo il tagliando alla nostra auto.

La doccia nasale permette infatti di effettuare un’ irrigazione nasale sia sugli adulti che sui bambini, aiutando il nostro organismo a sviluppare una maggiore resistenza a tutte le patologie che possono colpire il sistema respiratorio.

Il lavaggio delle cavità nasali rimuove muco, catarro e batteri per prevenire e trattare sinusite, raffreddore, rinorrea, rinite allergica, tosse e mal di gola.

Tutte patologie infiammatorie che se trascurate possono propagarsi alle vie aeree inferiori, oltre che favorire la comparsa di patologie croniche alle vie aeree superiori.

Doccia nasale: come funziona e perchè è utile ai bambini

Il funzionamento della doccia nasale è identico a quello dell’aerosol: un getto di soluzione fisiologica micronizzata viene nebulizzato in piccole particelle che agiscono al livello delle vie respiratorie superiori.

Il getto, diretto nelle cavità nasali, favorisce la rimozione di muco e catarro ristagnanti, oltre all’idratazione delle vie respiratorie.

Questo processo è adatto a pazienti di tutte le età, ma è indicato  sopratutto per i bambini e i neonati, incapaci di soffiarsi il naso da soli. La doccia nasale è, infatti,  lo strumento ideale se il vostro bambino ha il naso “chiuso”!

Ecco come funziona la doccia nasale

 

Quale doccia nasale scegliere

I consigli che troverete di seguito sono frutto delle tante esperienze dei nostri clienti e dei feedback positivi ricevuti negli anni.

Portatile e leggero

Se le vostre esigenze sono portabilità e leggerezza, e volete avere la possibilità di fare una doccia nasale ovunque siateRhino Clear Mobile Ricaricabile è il dispositivo che fa per voi.

Doccia nasale Rhino Clear Mobile è prodotta in Italia dalla Flaem, società specializzata nella realizzazione di dispositivi di nebulizzazione, ed è dotata di 3 adattatori nasali per adulti e bambini con punta soft-touch. Leggerissima: pesa solo 0,21 Kg!

Compatibile e veloce

Se possedete già un apparecchio per aerosol, potete scegliere la doccia nasale Rinowash di AirLiquide, compatibile con tutti gli apparecchi per aerosol di tipo pneumatico. Pratico e sicuro, permette una decongestione veloce e un’igienizzazione completa delle vie aeree grazie alla nebulizzazione di 5 ml di soluzione fisiologica  in 1 minuto.

Completo di tutto

Se invece volete una dispositivo completo per il trattamento delle vie respiratorie alte e basse, la vostra scelta ricadrà su l’Aerosol Nebula® con Kit Rinowash, adatto anche per patologie più complesse come asma bronchiale, bronchiti croniche, enfisema polmonare e fibrosi cistica.

 

Tutti i dispositivi per aerosoloterapia e nebulizzazione li trovi su MedicoShop, l’ecommerce di prodotti medicali by Vincal: scopri come è facile dire addio a raffreddore, muco e catarro in 3 minuti!

Doccia nasale Rhino Clear Mobile

Doccia nasale Rhino Clear Mobile

Doccia nasale Rinowash

Doccia nasale Rinowash

Aerosol nebula con kit Rinowash

Aerosol Nebula con kit Rinowash

 

Come curare l’alluce valgo con l’ortesi correttiva

L’alluce valgo è uno dei problemi più comuni che interessa il piede, e nella maggior parte dei casi il piede femminile.  Questa patologia consiste nella deformazione della prima falange dell’alluce, che tende a piegarsi verso le altre dita. Si genera così una borsite nel senso opposto a quello di curvatura, meglio conosciuta come cipolla o patata.

La patologia dell’alluce valgo è spesso di origine ereditaria o in numerosi casi è dovuta all’uso di calzature con tacchi troppo alti e punte molto strette.

Alluce valgo - Deformazione della prima falange dell'alluce

Alluce valgo – Deformazione della prima falange dell’alluce

Vi sono poi degli effetti estetici secondari associate all’alluce valgo. Come conseguenza spesso si accompagna la patologia del piede piatto: la parte anteriore del piede subisce un sovraccarico dovuto alla minore curvatura della pianta. Questa condizione può creare lesioni cutanee, o anche deformazioni che interessano il secondo dito, e a volte anche il terzo. Nei casi peggiori possono verificarsi lesioni che possono causare danni alle ginocchia o alla schiena.

La diagnosi dell’alluce valgo

1. Osservazione

Solitamente è sufficiente l’osservazione per diagnosticare l’alluce valgo, in quanto la deformità è evidente sul lato del piede o alla base dell’alluce.

2. Esame baropodometrico

Un esame baropodometrico con un podoscopio permette  in seguito di misurare in posizione statica e dinamica la distribuzione dei carichi sul piede e il grado di compromissione dell’alluce.

Podoscopio a luce polarizzata con Led fisiotech

Podoscopio a luce polarizzata con LED Fisiotech – MedicoShop.it

3. Esame radiografico

In seguito all’esame baropodometrico, il medico specialista potrebbe chiedere un ulteriore approfondimento per analizzare il grado della deformità con una radiografia (in posizione sotto carico) per valutare i cambiamenti che si sono verificati al carico del piede.

Grazie all’esame radiografico è possibile determinare l’angolo tra l’alluce e il piede, che nel caso dell’alluce valgo è di circa 8°-9°  tra il primo e il secondo osso metatarsale.

Come curare l’alluce valgo

Il problema dell’alluce valgo tende a peggiorare progressivamente nel tempo, quindi una volta definita la portata dell’alterazione, il medico può sviluppare un protocollo di trattamento adatto alle esigenze del paziente.

1. Prevenzione

Il primo passo da compiere, il più semplice ma importante, è sicuramente la prevenzione.

Il modo migliore per ridurre la probabilità di sviluppare l’alluce valgo consiste nell’indossare scarpe comode, che siano della dimensione corretta e che lascino abbastanza spazio per consentire alle dita dei piedi di muoversi liberamente.

2. Rieducazione alla camminata

Come strumento di prevenzione dell’alluce valgo si può ricorrere anche a una rieducazione alla camminata.  L’utilizzo prolungato di scarpe scomode comporta anche un alto rischio di assumere una camminata scorretta, che favorisce la comparsa dell’alluce valgo.

Il ricorso a uno specialista che rieduchi la  camminata consente di imparare di nuovo a equilibrare correttamente il passo, evitando così di avere un carico eccessivo sulle punte.

3. Ortesi correttiva

Quando l’alluce presenta una piccola deviazione e il livello dolore è sopportabile, si può ricorrere a ortesi correttiva tramite trattamento conservativo. L’obiettivo è di rallentare e limitare il decorso della deformazione del piede, oltre che migliorare la vita del paziente riducendo il dolore.

Il trattamento conservativo consiste nell’utilizzo di ortesi correttive o tutori che ritardano la degenerazione dell’alluce valgo, da indossare durante il giorno con scarpe a pianta larga, o di notte, a seconda dei casi.

EPITACT®, specialista dei trattamenti podologici, offre un’ampia gamma di proposte per l’ortesi correttiva.  Morbidi e ultrasottili, i tutori per alluce valgo Epitact® sono creati con tecnologie innovative, come lo speciale gel silicone brevettato dai podologi Epithelium 26® , le cui proprietà visco-elastiche e meccaniche sono simili a quelle dei tessuti cutanei.

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Epitact®Protezione alluce valgo - Medicoshop

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4. Intervento chirurgico

Se i fastidi al piede persistono, anche se si tratta di piccoli disturbi o di difficoltà nella camminata, è consigliabile rivolgersi a uno specialista.

Se si presentano delle deformazioni del piede importanti, il medico potrebbe decidere di intervenire mediante un trattamento chirurgico. In questo caso, a seconda della gravità del problema, il trattamento può essere effettuato con tecnica percutanea mininvasiva o con tecnica chirurgica classica aperta.

Ipossia: poco ossigeno nel corpo, tanto pericolo per la vita

Con il termine ipossia si indica una condizione patologica con una diminuzione dell’ossigeno nel sangue che può coinvolgere qualsiasi organo del corpo.

Di conseguenza questa scarsità di ossigeno ha ripercussioni su ogni processo cellulare e sistemico che richieda l’impiego di energia, provocando un danno al tessuto correlato alla durata dell’evento ipossico.

Ipossia e ipossiemia sono la stessa cosa?

Ipossia e ipossiemia non sono la stessa cosa. Sebbene siano simili tra loro, non hanno lo stesso significato: si può invece affermare che uno sia la conseguenza dell’altro.

L’ipossiemia è sinonimo di poco ossigeno nel sangue. Lo si deduce anche esaminando il suffisso “–emia”, che significa sangue. Il suo sintomo più classico è la difficoltà di respiro, detta dispnea: in questo caso il soggetto ha la sensazione di respirare con difficoltà.

Questa condizione è soggettiva, viene avvertita in modo diverso dai pazienti, ed è più comunemente descritta come “affanno”, “fame d’aria”, “senso di peso sul torace” e “incapacità di effettuare un respiro profondo”.

Le cause più frequenti di dispnea comprendono asma, polmonite, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e ischemia miocardica.

Ipossia: poco ossigeno nel corpo

Un esempio di Ipossia: il soggetto avverte la scarsa presenza di ossigeno nel corpo

L’ipossia, invece, riguarda la quantità di ossigeno disponibile a livello dei tessuti, la cui carenza non è sempre dovuta a uno stato di ipossiemia. L’ipossia può essere:

  • anemica (causata dall’anemia)
  • circolatoria (dovuta ad un flusso sanguigno insufficiente dovuto ad infarto o scompenso cardiaco)
  • istotossica (dovuta all’incapacità dei tessuti di utilizzare l’ossigeno)
  • metabolica (quando vi è una richiesta di ossigeno superiore rispetto al fabbisogno normale)

Rimedi e indicazioni: l’ossigenoterapia

Fiato corto, mal di testa, tachicardia, problemi di vista o capogiri, sono molto spesso alcuni dei sintomi più frequenti che possono aiutarci a riconoscere un’ipossia.

È sempre consigliato rivolgersi a un medico per effettuare dei controlli e degli accertamenti. Infatti occorre essere consapevoli che un’ipossia grave può dare il via ad un danneggiamento velocissimo e irreversibile di parti del corpo molto importanti. In soli 4 minuti possono essere colpiti organi come il cervello, il cuore e il fegato, con conseguenze quali convulsioni, coma o in casi molto gravi anche il decesso.

Anche un’ipossia di grado moderato, se cronica, può danneggiare gli organi. Se i sintomi si presentano in modo grave, probabilmente potrebbe essere necessario un aiuto meccanico per agevolare la respirazione.

Al contrario, invece, nel momento in cui si manifesta un livello di ipossia moderata, che presenta sintomi più lievi come fiato corto, potrebbe essere raccomandato un trattamento di ossigenoterapia (aumento della quantità di ossigeno nei polmoni). In questo modo, introducendo l’ossigeno attraverso la respirazione, si avrà la sua diffusione in tutto il corpo permettendo il conseguente ripristino dei valori di ossigenazione.

Ossigenoterapia

Ossigenoterapia

Come si somministra l’ossigeno ai pazienti

Se il paziente ha necessità di una somministrazione ad alto flusso, l’ossigeno è somministrato tramite catetere o mediante l’inserimento di un tubicino nella trachea del paziente. In entrambi i casi si tratta di procedure molto invasive.

Se invece deve essere somministrato ossigeno a basso flusso,  si utilizzano le cannule o gli occhialini. Le cannule sono un tipo di tubicino con due fori che vanno inserite nelle narici per fare in modo che l’ossigeno raggiunga direttamente le vie respiratorie. Gli occhialini vanno indossati invece come un paio di occhiali, da far passare sotto il naso e dietro le orecchie.

Maschera per ossigenterapia modello Venturi

Maschera per ossigenterapia modello Venturi

La mascherina per ossigenoterapia, infine, può essere usata in entrambi i casi: quella di tipo “Venturi”, in cui è possibile regolare la quantità di ossigeno a seconda delle necessità per miscelarlo con l’aria dell’ambiente, è utilizzata per l’alto flusso. Quella classica è indicata per la somministrazione a basso flusso,  e l’ossigeno proviene da un apposito sacchetto detto reservoir.

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Iperidrosi, come controllare la sudorazione con la ionoforesi

Tempo di estate, di sole, di mare e…di sudore! La sudorazione è un importante processo fisiologico necessario ad abbassare la temperatura corporea, segnalare stati d’animo e tensioni psichiche eccessive (ansia, paura) e per eliminare acqua e tossine. Se però il nostro organismo produce eccessivo sudore, allora potremmo essere affetti da iperidrosi.

Le tipologie di iperidrosi

L’iperidrosi è spesso limitata alle regioni palmari e plantari, alle ascelle e alla zona genitale,  ed è nella maggior parte dei casi dovuta all’iperattività delle ghiandole sudoripare. Può essere di due tipi:

  • idiopatica: non dovuta a cause esterne.  Si presenta solo un maggiore stimolo a produrre sudore da parte delle ghiandole sudoripare
  • secondaria: causata da patologie identificabili, come malattie metaboliche (es. ipertiroidismo), squilibri ormonali (es. menopausa), obesità o problemi psicologici
Le possibili cause dell'iperidrosi

Le possibili cause dell’iperidrosi

 

Ionoforesi, la soluzione per l’iperidrosi palmare e plantare

Se la sudorazione è eccessiva ma senza gravi conseguenze,  è possibile ricorrere ai rimedi naturali: il borotalco o l’amido di riso,  ad esempio, aiutano ad assorbire l’umidità e possono essere applicati su tutte le parti del corpo.

Per i casi più gravi di iperidrosi, invece, è previsto l’intervento chirurgico di rimozione di parte delle ghiandole sudoripare o la compressione del nervo simpatico responsabile degli stimoli della sudorazione.

Infine se la sudorazione è importante e ci si trova nella situazione di iperidrosi dei palmi delle mani e dei piedi, si può ricorrere alla ionoforesi.

Apparecchio per ionoforesi portatile e digitale I-ONECARE NEW AGE

Apparecchio per ionoforesi portatile e digitale I-ONECARE NEW AGE

Si tratta di una pratica indolore,  che consiste nell’immersione degli arti in una vaschetta di acqua in cui è contenuto un elettrolita (poldina metilsolfato e bromide glicopirrolato) che viene attraversata da una corrente a bassa intensità prodotta da un generatore.

Questo tipo di trattamento ostruisce i condotti delle ghiandole sudoripare bloccando la sudorazione.

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Dal 1° luglio obbligo defibrillatore negli impianti sportivi: ora c’è il decreto

Dopo tanti rinvii è stato firmato il decreto legge che dal 1 luglio 2017 rende obbligatoria la presenza del defibrillatore in tutti gli impianti sportivi, anche in quelli dilettantistici. L’annuncio è arrivato con un tweet del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha reso nota la firma di concerto con il ministro dello Sport Luca Lotti.

“Questo è un modo di rendere più sicuri e tutelati – ha aggiunto il ministro dello Sport in un post su Facebook – i tanti momenti di agonismo e di esercizio fisico che si praticano ogni giorno nel nostro ricchissimo mondo dello sport non professionistico”.

L’attuale decreto applica finalmente quanto disposto dal decreto Balduzzi 158/2012 sull’obbligo di dotazione e impiego del defibrillatore da parte di società sportive dilettantistiche, che nel corso degli anni aveva subito diversi rinvii e proroghe.

Perché è importante avere un defibrillatore

La presenza di questo dispositivo può realmente salvare la vita di chi ne ha bisogno. Tutti gli sportivi, infatti, possono trovarsi durante l’attività sportiva in situazioni d’emergenza.

Il defibrillatore è uno strumento il cui utilizzo tempestivo da parte di personale specializzato contribuisce a ridurre sensibilmente il rischio di decesso per arresto cardiaco (leggi qui per saperne di più su come funziona e a cosa serve il defibrillatore).

Non sono stati purtroppo pochi in questi anni i casi in cui giovani che hanno accusato un malore durante la pratica sportiva sarebbero potuti essere salvati se solo il defibrillatore fosse stato presente nell’impianto sportivo.

Cosa prevede il decreto sull’obbligo del defibrillatore

Il decreto firmato dai ministri della Salute e dello Sport prevede l’obbligo di dotazione e impiego del defibrillatore semiautomatico da parte delle società sportive dilettantistiche se utilizzano un impianto sportivo, e che sia presente una persona formata al suo utilizzo durante  le gare inserite nei calendari delle Federazioni sportive nazionali, durante lo svolgimento di attività sportive competitive e attività agonistiche di prestazione organizzate dagli Enti di promozione sportiva e da altre società dilettantistiche.

Dovrà quindi essere accertata la presenza dei defibrillatori e dei loro eventuali utilizzatori all’interno degli impianti prima dell’inizio delle gare, previa l’impossibilità allo svolgimento delle attività sportive.

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Chi è escluso dall’obbligo del defibrillatore?

Tra gli esenti rientrano tutte le società che svolgono attività a basso sforzo cardiocircolatorio (individuate dal Coni), e quelle svolte al di fuori degli impianti sportivi per l’impossibilità concreta di garantire la presenza del defibrillatore durante lo svolgimento. Tra le discipline escluse rientrano per esempio bowling, freccette, birilli, dama, bridge, tiro a segno e minigolf.

Ecco l’elenco di tutte le discipline esenti, contenuto nell’allegato A del decreto firmato dai ministri della Salute e dello Sport.

Dotarsi del defibrillatore e rispettare gli obblighi di legge: ecco come risparmiare

Per favorire la messa in regola di chi ancora non si è adeguato all’obbligo di dotazione del defibrillatore, e il raggiungimento dell’obiettivo di questa importante campagna di civiltà e salute, Vincal dà il via a un’eccezionale promozione sui defibrillatori presenti su MedicoShop per tutto il mese di luglio.

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Croce Rossa Italiana – 153 anni di volontariato

Era il 15 giugno del 1864 quando il medico milanese Cesare Castiglioni fondò la Croce Rossa Italiana, appena un anno dopo la nascita a Ginevra nel 1863 del Comitato Internazionale della Croce Rossa, e fu a Milano che venne istituito il primo Comitato italiano.

In occasione del 153° anniversario dalla fondazione Vincal – Forniture Medico-Ospedaliere dal 1952 ripercorre la storia di successo dell’associazione.

Le origini della Croce Rossa

L’idea di un movimento neutrale che si traducesse in un’organizzazione umanitaria mondiale nasce durante la Seconda guerra d’indipendenza italiana del 1859, quando si consumò una delle battaglie più sanguinose del XIX secolo, con oltre duecentomila soldati deceduti.

Lo scontro più sanguinoso avvenne sulle colline a sud del Lago di Garda, a San Martino e Solferino. Jean Henry Dunant, un giovane svizzero che era lì per incontrare Napoleone III per affari, rimase coinvolto nella terribile battaglia, che descrisse in modo accurato nel suo testo “Un Souvenir de Solferino”, un libro tradotto in più di 20 lingue.

E fu proprio per contrastare la scarsissima sanità militare di cui si rese conto che Dunant ebbe l’idea di creare una squadra di infermieri volontari preparati. Una squadra nata dall’intento di portare soccorso senza discriminazioni ai feriti sui campi di battaglia, chiamata Croce Rossa, che portò nel 1863 alla formazione delle varie società nazionali durante il convegno di Ginevra.

La C.R.I. – Croce Rossa Italiana

L’obiettivo principale della Croce Rossa Italiana resta fedele a quello iniziale: prevenirealleviare la sofferenza in maniera imparziale, senza distinzione di nazionalità, razza, sesso, credo religioso, lingua, classe sociale o opinione politica.

La prima apparizione della Croce Rossa Italiana nei contesti di emergenza sanitaria è datata 1866, quando l’Italia dichiara guerra all’Austria e le prime quattro “squadriglie” di volontari partono alla volta di Custoza: da questo momento la Croce Rossa Italiana è sempre stata presente e attiva nei conflitti che hanno visto coinvolta l’Italia, sino alla seconda guerra mondiale.

Inoltre la Croce Rossa Italiana è stata da subito attiva su tutto il territorio nazionale, operando nelle emergenze quotidiane, nell’assistenza ai bisognosi e anche nelle maxi-emergenze, con il primo coinvolgimento avvenuto durante il terremoto di Casamicciola del 1883.

Croce Rossa Italiana

Un segno riconoscibile – Il logo adottato dalla Croce Rossa Italiana è una croce di colore rosso su fondo bianco, come quella utilizzata dal Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Fin dalla sua fondazione la Croce Rossa Italiana contribuisce al mantenimento e alla promozione della dignità umana e di una cultura della non violenza e della pace.

Oggi la Croce Rossa Italiana è un’associazione con personalità giuridica di diritto privato di interesse pubblico e ausiliaria dei pubblici poteri nel settore umanitario, e agisce sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

153° anniversario della Croce Rossa Italiana: tutte le offerte e le promozioni

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Arresto cardiaco e sport: l’importanza del defibrillatore

Ogni anno l’arresto cardiaco causa la morte a circa 60.000 personeQuesto tipo di malore non riguarda solo persone anziane o con patologie cardiache, ma colpisce molto spesso anche i giovani. 

In Italia, infatti, sono più di 1000 le persone di età inferiore ai 35 anni che perdono la vita ogni anno per colpa di un arresto cardiaco anche durante la loro attività sportiva.

Arresto cardiaco: perché intervenire subito con un defibrillatore ti salva la vita

Grazie all’uso tempestivo del defibrillatore è possibile ridurre sensibilmente i decessi causati dall’arresto cardiaco.

Il defibrillatore – chiamato anche DAE (defibrillatore automatico esterno) – è un apparecchio salvavita che rileva le alterazioni del ritmo della frequenza cardiaca e, in caso di bisogno, eroga una scarica elettrica al cuore per ristabilirne il ritmo.

Nella maggior parte di questi casi, l’arresto cardiaco è dovuto alla fibrillazione ventricolare, una grave aritmia cardiaca che si risolve solo applicando una scarica elettrica al cuore. Per questo l’utilizzo del defibrillatore in caso di malore può rilevarsi determinante per salvare la vita del paziente.

Un corretto e precoce intervento di defibrillazione praticato dai testimoni può salvare oltre il 40% delle vittime altrimenti destinate a morte certa

In generale, sarebbe opportuno saper intervenire con un intervento di primo soccorso rapido e adeguato che potrebbe ridurre sostanzialmente la probabilità di decesso causato dall’arresto cardiaco. Occorrerebbe fare qualcosa, dal momento che oltre il 70% degli arresti cardiaci avviene in presenza di testimoni ma soltanto nel 15% dei casi viene iniziata la rianimazione. 

Arresto cardiaco: l'importanza di saper intervenire

La catena della sopravvivenza – Arresto cardiaco: l’importanza di saper intervenire

Il defibrillatore e l’obbligo per le associazioni sportive

La pubblicazione e la diffusione dei risultati di diversi studi, unita alla rilevanza mediatica di alcuni decessi per arresto cardiaco occorsi a personaggi sportivi, hanno contribuito a introdurre nell’agenda politica e nell’opinione pubblica il tema dell’obbligatorietà della presenza del defibrillatore nei luoghi dove si effettua attività sportiva a livello dilettantesco e agonistico.

Se per la presenza obbligatoria del defibrillatore negli impianti sportivi è stato già pubblicato il decreto attuativo del 26 aprile 2013, anche se recentemente è stato derogato a Giugno 2017 il termine ultimo per mettersi a norma, per la presenza dei defibrillatori nei luoghi pubblici ancora non c’è un testo di legge, ma vengono effettuate singole iniziative dalle varie amministrazioni locali.

Come quella della Regione Lombardia, che ha avviato e sostenuto il programma “A prova di cuoreper promuovere la diffusione e l’utilizzo dei defibrillatori DAE nei luoghi pubblici.

È infatti di vitale importanza disporre di un defibrillatore per fornire un pronto intervento qualora ve ne fosse bisogno non solo nei luoghi dove si svolgono attività sportive, ma anche in strutture come centri di danza, centri diurni o centri benessere, oltre a scuole, hotel e uffici.

L'importanza del defibrillatore

L’importanza del defibrillatore

Guida all’acquisto del defibrillatore DAE

Ma come orientarsi nell’acquisto di un defibrillatore DAE? Anzitutto occorre precisare che sul mercato si trovano diversi tipi di defibrillatore, che differiscono per qualità, prezzo, ma soprattutto per facilità d’uso.

Sicuramente l’acquisto di un defibrillatore semiautomatico è la scelta migliore per chi ha ricevuto la formazione per gli interventi di primo soccorso ma non è un professionista sanitario.

Per questo rappresenta un’ottima soluzione il defibrillatore semiautomatico Saver One® 200J, con in dotazione un armadietto in metallo per parete con anta con finestra.

Portatile, robusto e facile da usare, il defibrillatore Semi Automatico Saver One® si adatta a tutte le situazioni in cui vi è un’emergenza: luoghi pubblici, piscine, impianti sportivi, fabbriche e uffici, veicoli di soccorso. Il design chiaro ed essenziale ne permette l’uso anche da parte di personale non sanitario.

Fornito con placche adulti e borsa trasporto, pesa meno di 2 Kg ed è resistente alla penetrazione dell’acqua e della polvere.

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Defibrillatori e accessori - MedicoShop.it

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Quando scadono le piastre per il defibrillatore e perché sostituirle

Che cos’è il defibrillatore?

Il defibrillatore è un apparecchio salvavita che rileva le alterazioni del ritmo della frequenza cardiaca e, in caso di bisogno, eroga una scarica elettrica al cuore per ristabilirne il ritmo.

Il processo di defibrillazione, quindi, ripristina la normalità del battito cardiaco, in maniera del tutto sicura.

Da Luglio 2013 è diventato obbligatorio anche per le società sportive dotarsi di defibrillatori semiautomatici per rispondere tempestivamente nel caso in cui si verificasse un episodio di arresto cardiaco, anche se l’entrata in vigore della legge è stata prorogata a Giugno 2017.

Secondo le ricerche degli esperti, infatti, in caso di necessità un intervento immediato con un defibrillatore aumenta di ben il 30% le possibilità di avere salva la vita.

Non tutti ricordano però che per tutti i defibrillatori, anche i più semplici semi automatici, è necessario provvedere ad una periodica revisione di componenti, come le batterie e le piastre per defibrillazione.

Infatti la scarica elettrica viene trasmessa dallo strumento al paziente tramite due piastre che, nel caso dei defibrillatori semiautomatici, sono costituite da due elettrodi monouso ed adesivi ricoperti da uno spesso strato di pasta conduttrice.

Ma come funziona il defibrillatore? E a cosa servono le piastre?

Il defibrillatore genera impulsi in grado di erogare una scarica elettrica attraverso il torace. Questa scarica viene trasmessa dal macchinario al paziente, tramite  due piastre (chiamate anche elettrodi). In questo modo viene depolarizzato il cuore e abolito il ritmo patologico creatosi, permettendo così la ripresa immediata di un ritmo idoneo a sostenere le funzioni vitali.

Le due piastre per defibrillazione devono essere collocate tra il II e il III spazio intercostale, rispettivamente sulla parasternale destra e sulla ascellare sinistra.

 

scadenza piastre per defibrillatore

Come si applicano le Piastre defibrillatore

Scadenza e sostituzione delle piastre

Per assicurare un utilizzo efficace del defibrillatore è di fondamentale importanza assicurarsi che le piastre del defibrillatore abbiano un’ottima adesione sulla pelle.

Il gel adesivo con cui sono ricoperte durante la loro produzione, ha scopo conduttivo oltre che adesivo. Nel tempo, però, questa pasta tende a seccarsi perdendo così le sue proprietà conduttive.

In questo caso il defibrillatore incontra dei malfunzionamenti che andrebbero a inficiare tutto il processo di defibrillazione. Con gli elettrodi in queste condizioni, la funzione salvavita diminuirà perché il defibrillatore non darà la sua scossa terapeutica ottimale.

 

defibrillatore semiautomatico

Il Defibrillatore Semi Automatico Saver One® 200J  con accessori –  Disponibile su MedicoShop.it

Per questo motivo sulle piastre per defibrillazione viene sempre indicata una data di scadenza, che certifica la qualità e l’integrità degli elettrodi solo per un periodo limitato dopo la produzione. Ogni casa produttrice di piastre ha una data di conservazione diversa, che può variare dai 12 ai 60 mesi. Superato questo periodo, occorre dotarsi di nuovi elettrodi per procedere alla sostituzione di quelli scaduti.

Analogamente le batterie dei defibrillatori, che siano monouso o ricaricabili, hanno una durata massima: a fine durata vanno assolutamente cambiate altrimenti sarà inutile avere un defibrillatore.

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Manutenzione del defibrillatore e risoluzione dei problemi

Tutti i defibrillatori eseguono periodicamente test di autodiagnosi per il rilevamento di eventuali problematiche alla macchina. E’ necessario comunque seguire le indicazioni del costruttore contenute nei manuali d’uso ed effettuare anche una revisione del defibrillatore nei tempi stabiliti, in modo da assicurarsi sempre il suo corretto funzionamento.

Se ci accorgiamo che il nostro defibrillatore riporta errori o se abbiamo dubbi circa il suo corretto funzionamento, ed in ogni caso almeno una volta l’anno è necessario sottoporre il defibrillatore, più ancora di ogni altro elettromedicale, a prove funzionali ed a prove di sicurezza elettrica, come previsto anche dalle norme. 

Per questo tipo di prove occorre rivolgersi al produttore o ad un centro di assistenza qualificato e certificato, dotato di specifici strumenti di prova certificati, come il centro di riparazione di elettromedicali Vincal -certificato UNI EN ISO 9001:2008 e UNI CEI EN ISO 13485:2003 – dove tecnici preparati possano intervenire per risolvere tempestivamente gli errori riportati.

 

Terapia del calore: un valido rimedio per la cervicale

Dolore al collo alla nuca e alle spalle? Rigidità dei movimenti e difficoltà a riposare? Sempre più persone soffrono di cervicalgia: il collo infatti è il punto di maggiore accumulo della tensione e dello stress, che da qui sono trasmessi alla testa e all’intero sistema muscolare.

Per anni per contrastare questi dolori si è ricorsi all’uso di farmaci o a costose manipolazioni fisioterapiche; oggi invece sempre più persone si affidano con soddisfazione alla terapia del calore

 

Ma che cos’è la cervicale?

La cervicale è la parte di colonna vertebrale che sostiene il capo, composta da sette vertebre. Alcune persone sono più soggette al dolore cervicale: generalmente parliamo di persone sedentarie, che svolgono lavoro d’ufficio, spesso davanti al computer, maggiormente di sesso femminile e con un alto livello di stress.

Le cause dei dolori cervicali possono essere numerose, mentre i sintomi della cervicale infiammata solitamente consistono in un forte dolore al collo, che può irradiarsi alle spalle, alle braccia, fino alle mani, accompagnato anche da un certo formicolio.

Altri sintomi non meno frequenti possono essere: mal di testa, dolore alla fronte e sugli occhi, scricchiolii nel ruotare il capo, mancanza di forza nelle braccia. Inoltre, nei casi di cervicale infiammata è frequente avvertire anche sensazioni come vertigini, nausea, perdita di equilibrio e problemi di udito.

dolore cervicale

Come curare la cervicale senza farmaci con la terapia del calore

Oggi, con le nuove tecnologie e i progressi scientifici raggiunti, il dolore al collo può essere curato senza ricorrere a farmaci e medicine.

È il caso della terapia del calore, che si può effettuare grazie all’economico colletto scaldacollo Nexcare Necky®, che permette di alleviare i fastidi cervicali grazie all’applicazione del calore, la più antica soluzione contro le comuni forme di dolori muscolari e articolari.

Colletto scaldacollo Nexcare Necky per dolori cervicali - Terapia del calore

Colletto scaldacollo Nexcare Necky®

Il Nexcare Necky® allevia infatti la tensione muscolare, favorisce il rilassamento e ripristina la mobilità. Facile e sicuro da usare, ha taglia unica e si adatta perfettamente alla dimensione del collo: basta inserire la bustina riscaldante nella tasca del Nexcar Necky® per evitare il contatto diretto con la pelle.

Ogni ricarica fornisce fino a 7 ore di calore decontratturante, e il colletto è facilmente lavabile in lavatrice a 30°

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